“Spot-less-G” 

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22/11/2022

Il Piacere non è un Punto

Vi siete mai domandati se esiste davvero un posto dentro di noi tale da provocare, se premuto, toccato, sfiorato o stimolato, una reazione così intensa, sentita e assolutamente vera, di estremo piacere?

Il piacere al quale mi riferisco rappresenta un piacere molto intenso, simile ad una esplosione costituita da una serie di contrazioni lungo il corpo che possono coinvolgere anche le mani, i piedi e le gambe. 

Si tratterebbe di un piacere che produce una serie di reazioni corporee a trecentosessanta gradi, includendo anche l’aumento del battito cardiaco, la dilatazione delle pupille, risate, pianti, un aumento o diminuzione di energie e sonno. 

Risulta chiaro quello di cui sto parlando? 

Le donne che stanno leggendo queste poche righe si sono immaginate lì, in quel momento, travolte, nel vero senso della parola, da tutte queste sensazioni ed emozioni? Travolte da questo impetuoso piacere? 

E agli uomini, alle prese con l’incipit di questo articolo, voi ometti chi più empatico, chi meno, iniziate a comprendere a cosa ci stiamo approcciando? A quale eccitante reazione mi riferisco?

Bè, se per voi è ancora tutto avvolto nel mistero, sarò io a dirvelo…sto parlando dell’orgasmo. Una manifestazione di piacere travolgente dalle caratteristiche inconfondibili.

Ma “non tutti gli orgasmi assomigliano a dei veri e propri fuochi d’artificio”, come scritto, nel libro “Senza Tabù1, e continua sottolineando come alcuni di questi “siano particolarmente deboli, altri lenti, timidi, a volte multipli…” 

Non sarà argomento di questo articolo l’orgasmo in sé e le varie forme nelle quali si manifesta, quanto piuttosto, cercheremo di capire se e come sia possibile identificare un punto o una zona specifica, che, se stimolati, possano produrre questo tipo di piacere. Un piacere che ci fa entrare in contatto, come sottolineato poc’anzi, con tutto il nostro corpo e la nostra mente, un piacere che ci fa sentire e che ci fa percepire la vita in noi.

Il Piacere 

Ma cos’è dunque questo piacere di cui tanto si parla? 

Come si presenta? 

In che forme? 

Come fare a trovarlo?

Nella storia dell’umanità è l’Edonismo (dal greco: ἡδονή “piacere”), che ha come focus principale il piacere

L’Edonismo è la dottrina morale secondo la quale il fine di ogni azione umana è, e non può non essere, il piacere che essa procura a chi la compie.

Questa corrente filosofica insegna come l’unica cosa di valore nell’esistenza umana sia dunque il piacere e come questo sia lo scopo dell’esistenza stessa, provandone quanto più possibile.

Per “piacere” si intende una sensazione di appagamento interiore tipica di situazioni in cui la persona si sente realizzata, si sente se stessa, in armonia con tutti e con il tutto.

La sensazione di piacere si percepisce sia nella mente che nel corpo; durante l’esperienza del piacere ognuno di noi ha un’espressione di gioia, di soddisfazione, a livello emotivo si è gioiosi, soddisfatti e pieni di motivazione, a livello mentale vengono sprigionati pensieri positivi, volti alla percezione di sé come di una persona realizzata, equilibrata e ben radicata in quello che sta facendo.

Non possiamo però dimenticarci del piacere fisico e sessuale, il quale dipende anche della quantità di nervi che lo creano e lo trasportano al cervello.

Per farla semplice la chiave del piacere sessuale sta nella lettura che il cervello fa delle contrazioni dei muscoli localizzati in prossimità degli organi sessuali, la contrazione di questi muscoli manda dei segnali specifici al cervello il quale decide che quel particolare gesto è molto piacevole e mette in atto una vera e propria tempesta di neurotrasmettitori e di ormoni.

Come abbiamo scritto all’inizio dell’articolo, l’apice dell’eccitazione sessuale prende il nome di Orgasmo.

Ora cerchiamo di addentrarci più nello specifico, per comprendere meglio se esista davvero un punto tale che, se stimolato, possa produrre questo stato di estasi di cui tanto si parla.

Il Punto G: qualche accenno storico e anatomico

Il famosissimo, ricercatissimo e (forse) introvabile Punto G o, se vogliamo essere dei millenials veri e proprio, potremmo definirlo G-Spot, prende il nome da Ernst Gräfenberg, noto ginecologo, medico e ricercatore tedesco, il quale venne ritenuto, nel 1944, in maniera erronea, colui che scoprì l’esistenza di questo punto all’interno del corpo della donna.

Possiamo dire “erroneamente”, poiché Gräfenberg, per l’esattezza, non descrisse alcun punto vaginale sensibile, né alcuna struttura anatomica comparabile con lo stesso punto G, ma dichiarò di aver scoperto una “zona erogena di stimolazione” situata lungo la superficie parauretrale della parte anteriore della vagina.

Ma durante la fine degli anni ’40, quando la maggior parte della ricerca di Gräfenberg veniva eseguita, sorse un dibattito tra gli scienziati sul fatto che la donna fosse o meno capace di raggiungere l’orgasmo e, in tal caso, se ci fosse solo un centro del piacere sessuale (la clitoride), o se la donna avesse altre aree all’interno del suo corpo in grado di stimolarla procurandole l’orgasmo.  

Infatti nelle opinioni del Kinsey Institute, come affermato nel “New Report on Sex” (1990), non ci sono state ricerche sufficienti per stabilire la veridicità del Punto G. Altri ricercatori, invece, ritengono che sia stata data una prova adeguata per dichiararne l’esistenza (Reinisch).

Nell’immaginario collettivo però il G-spot sarebbe un punto particolarmente sensibile della parete anteriore della vagina dell’essere umano femminile e, si teorizza, di altri mammiferi.

Il Punto G venne però descritto per la prima volta nel 1982 da Alice Kahn Ladas, Beverly Whipple e John Perry in un libro intitolato “Il Punto G”, nel quale gli studiosi andarono a riproporre in chiave più moderna il concetto di Punto G associando alla teoria dell’orgasmo vaginale, quella dell’eiaculazione femminile. 

Da allora le ricerche sono state numerose e gli studiosi del corpo femminile altrettanti, impegnati nella vana missione di provare ad individuare questo massimo hotpsot per le donne, che sembrava fosse l’unico punto in grado di garantire l’orgasmo e quindi la massima espressione di piacere sessuale.

La ricerca di questo fantomatico G-spot è diventata una vera e propria missione, una “caccia al tesoro nascosto” non solo per le donne, ma anche per il sesso maschile. 

Milioni di uomini sono andati in una vera e propria “spedizione armata” per scovare l’introvabile Punto G delle proprie partner sessuali, ma molti di loro ne sono usciti sconfitti.

Come mai? Cosa è andato storto? 

Forse tutti questi esploratori, all’interno del corpo femminile cercavano qualcosa che in realtà non esiste o che porta un altro nome…o semplicemente non avevano la giusta mappa nella quale muoversi.

Cerchiamo di comprendere meglio…

No al Punto G – Sì alle Zone di Piacere

Alcuni ricercatori hanno fatto una scoperta rivoluzionaria nello studio del Punto G.

È stato infatti scoperto che l’area in cui le donne reagiscono in modo particolarmente intenso alla stimolazione attraverso il sesso è significativamente più ampia di quanto si pensasse in precedenza. Questo significa che non parliamo di un vero e proprio punto, bensì di una zona più estesa.

Come infatti scrive “Senza Tabù”, già menzionato, alcune zone interne della vagina sono diversamente innervate e possono regalare sia piacere sia orgasmi. Queste zone sono la Zona CUV (conosciuta come G-spot, ma di singolo spot non si tratta), il fornice anteriore, la cervice e il fornice posteriore. 

Gli studi su queste zone non hanno dato risposte definitive, ma ci sono numerose testimonianze relative al fatto che procurino piacere e orgasmi.

Descritto dalla Benini vi è uno studio che ha dimostrato come persone reduci da un trauma spinale con clitoride insensibile, riuscivano ad arrivare all’orgasmo grazie alla stimolazione del fornice anteriore. 

Poi ci sono persone che possono raggiungere l’orgasmo con la stimolazione della zona CUV e altre con quella del fornice posteriore, definito punto profondo. In quest’ultimo caso, per esempio, il piacere può arrivare da un massaggio indiretto delle valve del retto che rilassandosi provocano una scarica di piacere.

Alcune donne riferiscono inoltre di avere orgasmi localizzati alla cervice, altre necessitano di una stimolazione lungo tutta la vagina per raggiungere invece l’orgasmo.

La Zona CUV come Centro del Piacere

Dagli studi emerge dunque che più che parlare di Punto G, siccome un punto non è, sarebbe meglio parlare di Zona CUV, la quale rappresenta nelle donne il complesso clitoro-uretro-vaginale.

I ricercatori dell’Università di Tor Vergata di Roma hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista “Nature Reviews Urology”. Infatti, durante gli esami ecografici sul centro del piacere della donna, gli scienziati hanno ottenuto il seguente risultato, secondo cui la Zona CUV includerebbe la radice della clitoride, componenti dell’uretra e della parete vaginale. Anche il punto G farebbe dunque parte di questa zona. 

Tutte le aree sono inoltre collegate da nervi e vasi sanguigni in modo tale da reagire tra loro quando opportunamente stimolate.

La Zona CUV, nello specifico, è formata da:

  • bulbi della clitoride che poggiano sull’uretra
  • alcune zone specifiche della vagina innervate da diramazioni del nervo vago
  • il complesso dello sfintere uretrale: spugna uretrale, prostata femminile e sfintere muscolare

Per quanto ci sia in corso da sempre un dibattito tra i ricercatori in ambito sessuale sul fatto che il Punto G esista almeno in termini di un vero “punto” fisico, in uno studio pubblicato nel “Journal of Sexual Medicine” nel 2017, i ricercatori non hanno trovato prove di una “struttura anatomica macroscopica”, tale da indicare in termini di vero e proprio punto fisico il G-Spot, ma è pensiero comune crederlo parte del più ampio complesso clitorideo, dunque Zona CUV, vera rete di punti caldi del piacere.

Come riportato in alcuni studi, “non esistono coordinate specifiche per individuare il Punto G, né la zona CUV, poiché essa può variare molto da corpo a corpo e da vagina a vagina.

È possibile però individuarla percorrendo l’uretra dalla parete vaginale che guarda l’ombelico. Quando viene stimolata, si avverte qualcosa di diverso, di intenso, piacevole o sgradevole.

Come stimolare la Zona CUV

La zona CUV è coinvolta anche nell’eiaculazione femminile e nello squirting. Entrambi possono avvenire in seguito all’orgasmo o in modo indipendente. Possono dare un diverso tipo di piacere o non dare piacere affatto.

Per andare a stimolare la zona CUV, come riportato nel volume “Senza Tabù1, è prima di tutto necessario individuarla, utilizzando due dita e facendo movimenti rotatori, oppure mantenendo una certa pressione e dando dei colpetti con una velocità sostenuta.

Si possono altresì usare sextoy dalle forme curve che massaggiano tutta l’uretra e quindi, conseguentemente anche la zona cuv.

Per concludere

L’area studiata da Gräfenberg ha fornito una preziosa possibilità per l’esplorazione dell’appagamento sessuale, ma va sottolineato che non c’è stigma legato all’impossibilità di trovare un “punto G”, che punto fisico non è, per ognuna di noi.

Spesso e volentieri la ricerca di questo punto “introvabile” in quanto tale, diventa l’unico e solo obiettivo sessuale, andando a vanificare lo scopo, riducendone il piacere sperimentato, poiché, non trovando ciò che ci si aspetta e, soprattutto, non sapendo bene cosa cercare, si intensificano i sentimenti di inadeguatezza derivati dal porre troppa pressione a se stessi e al partner.

Cambiando dunque modo di vedere le cose, se smettessimo di ricercare insistentemente e inutilmente le coordinate del Punto G inteso come epicentro dell’erogenità femminile, ma applicassimo una visione nettamente più ampia, parlando quindi di Zona CUV, la ricerca del piacere potrebbe avvalersi di un aspetto   molto più divertente relativamente alla sessualità e sicuramente meno frustrante.

Nonostante tutte queste ragioni, sembra evidente che le domande sull’esistenza del punto G non abbiano ancora una risposta totalmente definitiva, così come la domanda sull’esistenza di uno o più orgasmi femminili.

È tuttavia importante che l’argomento sia stato finalmente ampiamente affrontato in modo scientificamente appropriato, poiché gli studi più recenti hanno migliorato senz’altro la nostra comprensione relativa alla complessità dell’anatomia e della fisiologia della risposta sessuale femminile. 

Questo complicatissimo argomento, che trova radici esplicative in diverse discipline (anatomia, fisiologia, psicologia, sessuologia, storia, evoluzione, antropologia e sociologia), dovrà essere studiato a lungo con un approccio ancora più scientifico. 

Possiamo quindi concludere, per ora, che il punto G esiste sicuramente ed è presente, sviluppato e attivo su base estremamente individuale. Tuttavia è altresì fondamentale sottolineare ancora una volta che non si tratta di uno spot, e per ridurre i rischi di interpretazioni errate e discussioni vacue, non può più essere chiamato punto G

Si tratta infatti di un’area funzionale, ormono-dipendente, chiamata Zona CUV.

Bibliografia

– Benini Violeta (2020). Senza Tabù – il mio corpo (come funziona), il piacere (come si fa) di

– Kahn Ladas A., Beverly, W., Perry, D. J. (1982). Il punto G tutte le verità sull’orgasmo.

– Nathan Hoag, MD., Janet R. Keast PhD . Helen E.O’Connell, MD. (2017) The “G-Spot” Is Not a Structure Evident on Macroscopic Anatomic Dissection of the Vaginal Wall. The Journal of Sexual Medicine.

– Reinisch, J. M., & Beasley, R. (1990). The Kinsey Institute new report on sex: What you must know to be sexually literate. (D. Kent, Ed.). St Martin’s Press

Scritto da: Dott.ssa Federica Foti

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