“Il fuorigioco spiegato alle ragazze” è il romanzo che mi fece scoprire Miss Black, scrittrice autopubblicata la cui prolificità farebbe invidia a grafomani come Philip K. Dick o Piers Anthony.
Il libro è un romance con tinte (parecchio) erotiche che, tra una zozzata e l’altra, riflette sui canoni di bellezza odierni e sulla superficialità di certi ambienti.
Di cosa parla “Il fuorigioco spiegato alle ragazze”
Lenny Pirie e Byron Kelsey appartengono a due mondi diversi e, in apparenza, inconciliabili: lei è una giornalista di grido, con una cultura infinita; lui è un calciatore a fine carriera e un sex symbol di fama mondiale, colto quanto una zuccheriera.
Non fosse per il libro che Lenny sta scrivendo, i due non si incontrerebbero mai. Si dà però il caso che Byron faccia parte del puzzle sociale che la giornalista vuole costruire: intervistarlo è d’obbligo.
Non serve una scienza per capire che Lenny e Byron finiranno insieme: parliamo pur sempre di un romance. Ciononostante, la relazione sessuale e sentimentale tra i due si scontrerà non solo con le loro differenze, ma soprattutto con quello che i loro rispettivi mondi hanno da dire a riguardo.
Tra vergognosi attacchi sui social, paparazzi, interviste televisive, i protagonisti faranno molto più fatica del previsto a raggiungere il lieto fine.
A ciascuno la propria lingua
Voglio spendere due righe sulla gestione dei dialoghi di Miss Black in questo libro. Ti è mai capitato di leggere una storia nel quale tutti i personaggi parlano allo stesso modo? A me sì ed è odioso, specie se “allo stesso modo” è sinonimo di “come se fossero usciti da uno sceneggiato brutto degli anni ‘80”.
Da scrittoruncola quale sono, ti garantisco che dare una voce diversa a ciascun personaggio è una delle cose più difficili da fare. Eppure, leggendo “Il fuorigioco spiegato alle ragazze” non rischi mai di dimenticare chi sta parlando. E sia chiaro: i dialoghi sono tanti e anche piuttosto lunghi, con battute spesso prive di dialogue tag.
Potremmo parlare per ore di come costruire dei dialoghi realistici e piacevoli – non per nulla McKee vi ha dedicato un intero libro – ma forse (di sicuro) non è il caso. L’unica cosa che conta, almeno ai fini di questo articolo, è che devi conoscere i tuoi personaggi davvero bene, se vuoi ottenere un risultato del genere. Devi avere la loro personalità e i loro trascorsi ben stampati in testa, se vuoi che abbiano una propria voce.
La fragilità dietro la maschera del gladiatore
Nel caso di Byron, la sua voce appartiene fin dall’inizio a una persona ignorante ma per niente stupida. Il calciatore non ha studiato e ammette candidamente di avere solo “un diploma finto”, di quelli che chiunque potrebbe ottenere pagando il giusto. Dal suo punto di vista, è impossibile che una come Lenny possa essere interessata a uno come lui.
La cosa divertente è che, in effetti, Byron ha tutte le ragioni per avere dubbi del genere.
La dinamica “donna bruttina ma anticonformista” e “uomo bello come un Bronzo di Riace” non è certo nuova, anzi: se vuoi trovare un libro a tema, ti basta lanciare una pietra in mezzo a una pila di romanzi rosa. In questo caso, però, diventa un’occasione per riflettere sulle fragilità di entrambe le parti.
Gli scrittori sono bestie strane e spesso si sentono in qualche modo superiori ai comuni mortali. Sarà per questo che la bruttina intellettuale di turno è sempre quella profonda, che deve soltanto trovare il coraggio di sbattersene delle opinioni altrui per fiorire e splendere. Il Bronzo di Riace, invece, è arrogante e bello come il sole, abituato a una vita all’insegna della superficialità.
Miss Black non cade nella trappola e mostra due mondi diversi ma ugualmente “superficiali”, a modo loro. L’intellettualissima Lenny deve affrontare i pregiudizi dei suoi pari, che considerano Byron uno scimmione capace solo di prendere a calci un pallone.
Quindi sì, Byron ha ragione a preoccuparsi e a temere che Lenny non voglia avere niente a che fare con lui, benché sia un sex symbol. Cosa penserebbe la gente di lei, una giornalista seria, se frequentasse un tipo del genere?
Alla fine, tutto il mondo è paese
Probabilmente è per questo che mi sono innamorata di questa novelette che, tutto sommato, si limita a raccontare una storia d’amore e di sesso: è intellettualmente onesta.
Gli scrittori cercano sempre di tirare l’acqua al loro mulino, quando scrivono, ed è parte della bellezza delle storie. Una storia che pretende di essere imparziale è quasi sempre una storia senza idee, che non merita di essere letta. D’altra parte, mostrare la propria visione del mondo non significa (o non dovrebbe significare) far finta di non vedere certi aspetti del proprio ambiente.
Miss Black è una persona colta, è evidente: non so se sappia citare D’Annunzio a memoria come Lenny, ma i suoi romanzi sono ricchi di riferimenti storici e letterari. Eppure, non nasconde le fragilità proprie del mondo cui lei stessa appartiene. Al contrario, le mette in bella mostra accanto a quelle di sportivi, vip e aspiranti tali, lecchini in cerca di soldi.
Alla fine del libro, ti rimane addosso l’impressione che Lenny e Byron non appartengano affatto a due mondi diversi. Le dinamiche che li circondano sono sempre le stesse, anche se impacchettate in carte diverse. Una volta preso atto di questo, c’è tutto lo spazio del mondo per comunicare.
E, magari, anche per amare.