“Quella sporca donnina”: le prostitute che hanno fatto la storia

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02/09/2022

Si dice che tiri più un pelo di figa che un carro di buoi. Da donna cisgender, mi ha sempre stupito quest’aura di mistero che sembra avvolgere la vagina: a sentire certe storie, sembra un incrocio tra un rimedio miracoloso e un’arma di distruzione di massa, al tempo stesso fonte del miracolo della vita e strada per la perdizione.

Tutto in mezzo alle mie gambe. Notevole, in effetti.

Sarà per questi dualismi che tanti la vogliono eppure la temono. Da millenni, le società costruiscono attorno a questo strano organo gabbie su gabbie. Alcune gabbie sono fatte di leggi restrittive, che regolano le funzioni riproduttive. Altre sono sussurrate di madre in figlia e le succhiamo insieme al latte materno.

In ogni epoca, però, c’è sempre qualcuno che non ci sta. Qualcuno che rivendica il proprio diritto di essere persona oltre che vagina e, come tale, di vivere un po’ come vuole. Anche usando a proprio favore “l’arma” sulla quale è seduta, se serve.

In “Quella sporca donnina”, Lia Celi racconta le storie di alcune di queste donne che hanno cambiato la storia. A volte, anche usando il sesso.

Com’è strutturato il libro

Lia Celi opta per una struttura semplice: 12 brevi biografie di prostitute famose. Le protagoniste sono sia figure storiche sia figure leggendarie, sulla cui esistenza effettiva ci sarebbe quindi da discutere. L’ordine è cronologico.

La semplicità paga quasi sempre e, in questo caso, fa il suo lavoro: la quarta di copertina ti promette 12 biografie di donne “scandalose” ed è quello che ottieni. Tra un aneddoto e l’altro, Celi butta dentro anche particolari riguardanti il periodo storico trattato, divulgando un po’ di storia quasi a tradimento.

Ecco le protagoniste di “Quella sporca donnina”.

  1. Rahab, la prostituta di Gerico che salvò due spie israelite mandate in avanscoperta.
  2. Frine, l’etèra più ricca della storia greca, colei che ispirò l’Afrodite cnidia di Prassitele.
  3. Pelagia di Antochia, la prostituta che divenne santa.
  4. Su Xiaoxiao, cortigiana e poetessa cinese.
  5. Veronica Franco, la cortigiana e poetessa veneziana accusata di stregoneria dall’Inquisizione.
  6. Ninon de Lenclos, la vera “Lady Oscar”, imprenditrice e filosofa che fece scandalo ai tempi del Re Sole.
  7. Églé, la putain che parlò contro il Terrore di Robespierre.
  8. Harriette Wilson, autrice di “The Memoirs of Harriette Wilson”, le “Cinquanta Sfumature” dell’Età della Reggenza.
  9. La Païva, ovvero Esther Lachmann, la cortigiana più ricca del Secondo Impero Francese.
  10. Pearl Devere, la madam più famosa e innovativa del Vecchio West.
  11. Hedwig Porschütz, la “Schindler” che venne riconosciuta troppo tardi.
  12. Divine Brown, la prostituta che fu beccata con Hugh Grant e fece fortuna.

Paura di osare?

Il libro è interessante e ricco di aneddoti e, soprattutto, ha il grande pregio di essere scritto in un tono leggero che scorre via che è un piacere. Ciononostante, secondo me è un po’ un’occasione mancata.

Molte delle storie raccontate trattano temi trasversali nella storia, come la tendenza a usare le figure troppo anticonvenzionali come capro espiatorio o la capacità di farsi dal nulla. Qualche volta, ho avuto quasi l’impressione di leggere parti della stessa storia rielaborate in periodi storici diversi.

Mi chiedo se non sarebbe stato più interessante strutturare il libro per aree tematiche, piuttosto che dividerlo in biografie. Avrebbe reso più semplice accostare figure per certi versi simili, come ad esempio le poetesse Su Xiaoxiao e Veronica Franco.

A onor del vero, però, un lavoro del genere avrebbe forse richiesto più di 12 biografie sottomano e, purtroppo, le donne di cui abbiamo testimonianze scritte non sono poi così tante. Può darsi che il materiale fosse troppo poco per un progetto del genere che, tra l’altro, avrebbe richiesto un lavoro di gran lunga maggiore rispetto a quello necessario per un libro del genere.

Sono una puttana e va bene così

Una cosa positiva della scrittura di Lia Celi è la presenza di una direzione chiara e precisa: le sue biografie vogliono tutte dimostrare il valore delle sex worker che, volenti o nolenti, spesso si muovono ai margini della società. 

Dal momento che sono meno soggette ai vincoli delle donne perbene, ciò consente loro di essere portatrici di novità e di sostenere cause troppo controverse per chi ricopre ruoli più convenzionali in società. Ecco quindi che possono “permettersi” di essere imprenditrici, filosofe, sante, poetesse, autrici di best seller…

Tutte le storie di “Quella sporca donnina” sono raccontate usando questo filtro. Può sembrare una banalità, ma è ciò che manca a molte biografie e a molti film biografici: dato che si parla di una persona veramente esistita (o che si sospetta sia esistita), l’autore crede di doversi tenere il più imparziale possibile. Ne esce così un ritratto sciapo e che non ti lascia niente.

Gli occhiali rosa di Lia

Di contro, qualche volta il filtro usato da Lia Celi assomiglia a un bel paio di occhiali con le lenti rosa. In alcune storie, l’autrice si aggrappa con le unghie e con i denti alla visione della prostituta come “self-made woman”, nonostante i fatti prendano tutt’altra direzione.

Penso a Veronica Franco, poetessa morta in povertà dopo essere stata colpita dalla scure della Controriforma. Penso a Églé, una povera disgraziata ghigliottinata per aver aperto bocca una volta di troppo. Penso a Pearl, forse uccisa da un amante e disconosciuta dalla famiglia cui aveva sempre mandato i soldi.

Tutte queste donne hanno pagato caro il loro vivere ai margini, spesso uccise da quella stessa società che le aveva rifiutate. Mi chiedo allora quanto sia giusta questa esaltazione della puttana indipendente e forte, che non ha bisogno di niente e di nessuno.

Ai miei occhi, queste storie dimostrano quanto sia importante accogliere nella nostra società queste persone, indipendentemente da come usano la propria sessualità. Nessuno dovrebbe essere lasciato ai margini per come ha deciso di usare il proprio corpo.

Io non sono la mia vagina.

Scritto da: Cleis Ende

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