SESSO ANALE FEMMINILE, UN TABÙ DELLA SOCIETÀ?

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20/09/2022

Il sesso anale femminile è ancora un tabù?

La pratica del sesso anale femminile è vista come qualcosa di proibito? Secondo uno studio svolto su un campione di donne, analizzato da “Repubblica”, noto quotidiano italiano: NO! O meglio sta avvenendo un’evoluzione nella pratica e nel percepire questo tipo di “zona erogena”. I ricercatori hanno analizzato sondaggi a cui avevano risposto 4.270 donne (dai 18 ai 93 anni) di tutto il mondo, hanno condotto circa mille interviste e hanno cercato punti di vista comuni fra di esse. I dati che sono emersi, hanno evidenziato che il 40% delle donne trova piacevole una pratica che gli esperti hanno chiamato ‘Anal surfacing’, ovvero il semplice atto di toccare sulla superficie e attorno alla regione anale. Il 35% parla anche di di ‘Anal shallowing’, ovvero il tocco poco profondo (non più della punta di un dito), mentre sempre lo stesso 40% trova piacevole la stimolazione contemporanea della regione vaginale o clitoridea e anale.

Sembra quindi, che nonostante l’ideale comune, in realtà le donne non vedano il sesso anale completamente come un tabù, ma in realtà ne siano attratte o lo pratichino più o meno in parte. Inoltre, questo studio evidenzia qualcosa di importante, ovvero che non bisogna pensare al rapporto anale solamente come atto penetrativo, ma è possibile valorizzare la stimolazione di questa zona del corpo attraverso una modalità manuale o orale; è quindi possibile praticare del sesso anale, senza per forza arrivare alla “penetrazione”, ma come con altre parti del corpo sono possibili tante altre modalità.

Quali possono essere però i motivi per cui ancora una parte delle persone, intesa sia come uomini sia come donne, rilevano questa pratica come tabù?

Per quanto riguarda il sesso maschile, il tabù è legato soprattutto al discorso dell’omosessualità. Infatti, in realtà ci sono molti uomini eterosessuali che chiedono alla partner di essere “toccati” lungo la zona perianale (infatti, la stimolazione attraverso l’uso delle dita all’interno dell’ano maschile, può stimolare la prostata e portare ad un notevole aumento del piacere), ma sembra secondo alcune ricerche che gli uomini abbiano difficoltà a manifestare queste richieste in quanto abbiano paura di “perdere virilità” agli occhi delle partner sessuali, in quanto il sesso anale è spesso riconducibile alla sodomia.

In generale, per entrambi i sessi, però, un limite riguarda anche il fatto che la zona anale è legata alla defecazione e quindi associata a qualcosa di più “sporco” proprio in relazione alla propria funzione.

Le donne più in accordo con queste “idee proibizioniste”, secondo l’esperienza della sessuologia, riguarderebbero soprattutto quelle che oggi hanno fra i 50 e i 60 anni; che hanno quindi vissuto gli anni dello “sviluppo sessuale”, quando ancora era un argomento socialmente poco accettato. Mentre per le generazioni successive, ovvero quelle nate dopo gli anni ‘80 ‘90, l’argomento è più aperto: parlano dell’esperienza con maggiore libertà. Le donne sanno esprimere maggiormente la propria curiosità a riguardo, spesso riportando che si tratta di una modalità sessuale piacevole e paragonabile alle altre.

Sempre per quanto riguarda gli argomenti per cui è visto come negativo, è previsto il fatto in cui il canale anale è fisiologicamente programmato all’espulsione e non alla ricezione, e molte persone, vedendolo come atto non “naturale” temono di sentire dolore.

Come si potrebbe quindi uscire da questa “chiusura” verso il sesso anale?

Nello studio citato all’inizio dell’articolo si è anche chiesto alle donne che avessero provato la penetrazione anale se fosse stata più o meno piacevole; e si riporta di come per molte trovare piacere sia stato un processo graduale in cui il ruolo del partner, soprattutto a livello emotivo, sia stato fondamentale. Infatti, per quasi la metà delle donne, la prima esperienza di piacere è arrivata con il tempo e non al primo tentativo; vedendo l’eccitazione come il risultato di un approccio del partner che ha funzionato per loro. Quattro donne su dieci (39,4%) hanno sottolineato l’importanza del legame emotivo con il partner con cui stavano provando la pratica sessuale.

Come per altri ambiti della sessuologia, anche il sesso anale quindi, potrebbe perdere il “tabù”, se venisse approfondito meglio e analizzato verbalmente all’interno della comunicazione di coppia. Uno degli errori che spesso vengono

commessi dal partner che lo propongono, è il fatto di parlarne durante l’atto e non prima. Il “buon sesso” si basa su una buona intesa tra i partner e l’intesa deriva dal comunicare efficacemente, quindi se ampliare gli orizzonti sessuali è nei tuoi programmi è consigliato di parlarne con il tuo\a partner prima di arrivare al momento dell’atto sessuale, in questo modo ci sarà più libertà e si abbasserà il livello di ansia.

Inoltre, sembra che una percentuale di donne bisessuali o lesbiche pratichino sesso anale, alcune stimolando la zona, altre arrivando anche alla penetrazione. Quindi potrebbe essere che possa questo aiutare a “vincere” lo stereotipo che sia una richiesta o fantasia unicamente derivante dal mondo maschile? E’ possibile che le donne richiedano in prima persona di proporre il “lato B”? Per ora, lascio con alcuni dei consigli principali su come poter iniziare a svolgere o migliorare questa pratica.

I sette consigli su una buona pratica del sesso anale:

Ci possono essere dei consigli universali che possono essere fatti per riuscire in una “più corretta” pratica sessuale del sesso anale:

  1. La comunicazione: quello descritto nel paragrafo precedente. Ovvero Non essere pressanti con il partner. L’erotismo inizia dal cervello e per convincere la dolce metà a provare è necessario entrate in intimità, dolcezza e creare un ambiente in cui sia la totale fiducia reciproca.
  2. La lubrificazione: è fondamentale, attraverso carezze, preliminari e “anilingus”, o con appositi lubrificanti (comprabili in tutte le farmacie, sexy shop e reperibili anche online), in quanto contrariamente alla vagina, l’ano deve essere lubrificato correttamente prima della penetrazione.
  3. Il preservativo: fondamentale dal momento che nel retto si annidano molti batteri ed è più facile trasmettere malattie, tra cui l’Aids.
  4. La “Posizione”: studiare e trovare la posizione più comoda, in cui ci si sente più a nostro agio.
  5. Il clistere: gli esperti consigliano un clistere prima di iniziare per purificare l’intestino ed evitare situazioni imbarazzanti che potrebbero evitare un secondo tentativo.
  6. La stimazione di altre zone: solo poche le donne che raggiungono il piacere con il sesso anale. Gli esperti consigliano al partner di stimolare anche il clitoride.
  7. Il Ritmo: una volta effettuata la giusta posizione della penetrazione, proseguire con dolcezza. Un ritmo eccessivo può provocare dolore.

Quindi: sesso anale si o sesso anale no?

Sicuramente c’è un’apertura mentale maggiore sul sesso anale, rispetto a qualche anno fa, sembra che ci sia più informazione e meno pregiudizio. C’è ancora molto “lavoro” da fare, per neutralizzare l’ideologia popolare del fatto che sia “sbagliato” e “sodomizzante”. Punto fondamentale, qualora di decida di provarlo è sempre quello legato alla comunicazione, soprattutto come descritto nell’articolo, se fatta precedentemente all’atto vero e proprio e non durante il rapporto. Ricordiamoci che il sesso è l’incontro oltre che tra due corpi, anche tra due persone e che come tale, debba basarsi sul rispetto.

Scritto da: Dott. Gianluca Zanelli

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